Antonio Rosmini
Saggio Sull’unità d’Italia
Il saggio Sull’unità d’Italia, scritto da A. Rosmini nel 1848 insieme alla Costituzione secondo la giustizia sociale e a La Costituente del Regno dell’Alta Italia, mette a fuoco il tema del momento. Rosmini amava l’italia fin da quando, adolescente, ne prese a studiare intensamente la lingua sui classici italiani. Scelse una città di lingua italiana (Padova) per i suoi studi universitari, invece di portarsi, come alcuni suoi agiati concittadini, in città di lingua tedesca. Giovane prete a Rovereto, nell’austriaco Trentino, chiuse il Panegirico a Pio VII con una commossa preghiera a Dio per l’italia. E nella Prefazione al Nuovo Saggio sull’ origine delle idee, la sua prima opera fondamentale di filosofia, si rivolge «a questa mia diletta Italia ond’ho la vita e la favella». Ora, cioè a guerra inoltrata fra Piemonte ed Austria, soffriva dell’atteggiamento che Pio IX e Ferdinando di Napoli andavano prendendo sui problemi italiani, dopo aver lasciato ben sperare agli inizi. Da parte sua si sforzava di far giungere qualche consiglio al Papa, suggerendogli la convenienza «nelle circostanze presenti di prendersi francamente la tutela delle nazionalità»; e scriveva a Gabrio Casati a Milano: «Ella si assicuri che sarei disposto a fare qualunque sacrificio se per vie giuste e rette potessi giovare all’importantissima causa della patria nostra italiana».
A. Valle, Rosmini e i Fratelli Cavour
È una relazione presentata al Convegno Sacrense del giugno 1996 sul tema ”Rosmini e la cultura del Risorgimento” in cui l'autore presenta i profondi legami di amicizia, stima e collaborazione che inercorsero dal 1837 al 1855 tra Antonio Rosmini e l'intera famiglia Cavour, in particolare il marchese Gustavo ed il fratello conte Camillo.
Particolarmente interessante il periodo dal 1847 al 1855, quando i tre erano fortemente impegnati nelle varie vicende che rigardarono gli eventi legati alla costruzione dell'unità nazionale italiana.
Lettere del marchese Gustavo Cavour
ad Antonio Rosmini
1837 - 1855
|
|
Il marchese Gustavo Cavour |
Il beato Antonio Rosmini |
La profonda amicizia, che ha legato per quasi vent'anni il marchese Gustavo Cavour ad Antonio Rosmini, è testimoniata dall'intenso scambio epistolare avvenuto tra i due illustri amici.
Mentre gran parte delle lettere di Rosmini al marchese sono raccolte e pubblicate nel suo Epistolario completo, le lettere di Gustavo Cavour a Rosmini sono rimaste a lungo inedite.
Nel 1936 la Rivista Rosminiana, ne iniziò la pubblicazione sulle proprie pagine; primo curatore fu Padre Gaddo che ne curò la pubblicazione fino al 1950, quando i suoi impegni, prima di Superiore Provinciale e poi come Superiore Generale, gli impedirono di continuare. Fu successivamente ripresa nel 1957 da Padre Alfeo Valle che portò a compimento la pubblicazione dell'intero carteggio nel 1964.
Rendiamo ora disponibile tale carteggio in un unico blocco.
Si tratta di ben 176 lettere di argomento vario: morale, scientifico, politico, finanziario e familiare, disposte in ordine cronologico dal 1837 al 1855. A maggior chiarimento e comprensione, sono corredate da note, da alcuni brani di risposta del Rosminiri presi dalle sue lettere gia edite e da alcune sue intere lettere ancora inedite.
Di particolare interesse per quanto riguarda il nostro Risorgimento sono le lettere che vanno dal 1847 al 1855, in cui vengono affrontate le varie vicende risorgimentali vissute dai due.
Una sconosciuta “Missione Romana” affidata nel 1861 ad un sacerdote rosminiano
Il tentativo di conciliazione nella “Questione Romana” di Camillo Cavour e il Padre Molinari
Un episodio probabilmente poco conosciuto del 1861, vide ancora una volta coinvolti i Rosminiani nelle vicende del nostro Risorgimento.
Alla vigilia della proclamazione del nuovo Regno d'Italia, non mancò un ulteriore tentativo di Camillo Cavour per tentare una riconciliazione con la Santa Sede.
Il Cavour intendeva aprire ufficciosamente le trattative l'11 febbraio 1861 e suggeriva al suo inviato a Roma, il Pantaleoni, di utilizzare quale intermediario un Rosminiano.
Di questo episodio rendiamo qui disponibile un articolo curato per la Rivista Rosminiana del 1938 da Padre Camillo Risso.