Ascritti Rosminiani
“Fanno parte dell’Istituto come “ascritti” persone di ambo i sessi, che domandano di unirsi ad esso con il vincolo dello spirito e la comunione dei beni spirituali.
L’Ascrizione riunisce fedeli cattolici, chierici e laici, che, vivendo nel mondo, desiderano conseguire la perfezione evangelica in comunione con l’Istituto della Carità.
Tale unione si raggiunge praticando la legge dell’amore insegnataci da Gesù, ed eseguendo fedelmente tutti i doveri del proprio stato.
Il Padre fondatore presenta l’Ascrizione come una fratellanza e comunione di beni spirituali; come amicizia che si stabilisce tra l’Istituto e gli Ascritti, per aiutarsi scambievolmente nella propria santificazione e nell’esercizio delle opere di carità.
Scopo dell’Ascrizione è così la salvezza e perfezione delle anime dei suoi membri, mediante la carità evangelica in tutta la sua estensione.
La carità è di sua natura universale, cioè si estende ad ogni bene: «… fratelli, tutto quello che è vero, nobile, giusto, puro, amabile, onorato, quello che è virtù e merita lode, tutto questo sia oggetto dei vostri pensieri» (Fil 4,8).
Gli Ascritti sono parte integrante dell'Istituto, partecipano di tutti i suoi beni spirituali, ne vivono lo spirito e condividono il fine, rimanendo nelle ordinarie condizioni della vita familiare e sociale; trattano le realtà temporali ordinandole secondo Dio e tendono alla perfezione della carità universale, in comunione con tutti i membri dell’Istituto: «… quei laici che, seguendo la propria particolare vocazione, sono iscritti a qualche associazione o Istituto approvato dalla Chiesa, si sforzino di assimilare fedelmente la particolare impronta di spiritualità che è propria dei medesimi».
Da veri figli della Chiesa, essi sono fedeli agli impegni battesimali, testimoni del vangelo nel mondo, disposti a vivere la carità secondo i segni della volontà di Dio.
L’amore alla verità comporta infine che l’appartenenza all’Ascrizione non si riduca a mera formalità, inutile al Regno di Dio”.
(Da: “Regolamenti per gli Ascritti della Società della Carità”, n. 8; 10-15)