Scritto contenuto originariamente in una lettera diretta il 24 giugno 1833 ad A. Fontana, e da questi poi pubblicata a Milano nel 1834 nel suo «Manuale per l’educazione», con un carattere metodico-sistematico.
Esso si connette strettamente col Discorso, i cui principi riproduce in sintesi, lucidissimamente, specialmente per quanto attiene ai rapporti tra atteggiamento filosofico e atteggiamento religioso: il suo concetto centrale è così espresso al § 11: «Una filosofia sana e vera, la quale possa adempiere l’ufficio di migliorare gli uomini: primo, non potrà mai venire in collisione colla religione del divino Maestro; secondo, dovrà riguardare la fede, come quella che capisce ciò che a lei manca, e riverirla, come sua maggiore; terzo, dovrà preparar la via alla fede, abbozzando, per così dire, nell'uomo quel disegno di perfezione che alla sola fede e alla sola grazia è possibile condurre a finimento». Perché «il principio della filosofia è il lume della ragione; il principio della fede è Dio stesso; quella è la verità, ma solo ideale; questa è la verità, ma sussistente. La verità della filosofia è l'essere, e la Scrittura dice che Iddio è appunto l’essere, l’essere della filosofia è ideale e indeterminato; l’essere della fede è anche reale e d’ogni lato completo» (§ 10).